Concorso di progettazione in unico grado per la riqualificazione, restauro e rifunzionalizzazione del Complesso Monumentale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili
Luogo d’intervento: Napoli
Committente: Centrale di Committenza INVITALIA
Progetto: 2023
Gruppo di Progettazione: Progin Spa, Tecnosistem Spa, Pasquale Miano, Maurizio Cice (geologo), con Francesca Coppolino, Bruna Di Palma, Davide Napolitano, Giuseppe Giordano, Francesco Costanzo (consulente) e con: Antonio Abbruzzese, Chiara Barone, Erminia Barone, Federico Di Lorenzo, Maria Masi, Michele Pellino
Il concorso bandito nel 2020 a Napoli per il progetto di riqualificazione, restauro e rifunzionalizzazione del Complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili costituisce una sfida importante per confermare e rinnovare quel ruolo strategico che questo luogo ha avuto in passato e che oggi può tornare a riconquistare per rilanciare la bellezza di tutta una parte di città. Il Complesso degli Incurabili è stata un’architettura per la cura, ma anche un luogo di riferimento d’arte e di cultura, un sito introverso dai forti caratteri identitari, ma anche un luogo di superamento dei limiti urbani e di riconnessione di spazi condivisi.
Il programma complessivo degli interventi per il Complesso di Santa Maria degli Incurabili si concentra su 3 principali obiettivi, ovvero:
- invertire la chiusura dell’insula in dialogo con la città;
- riattivare un prezioso monumento urbano come luogo di attraversamento;
- definire un ospedale innovativo tra cura e cultura urbana e un museo diffuso;
Per far ciò è necessario partire dalla lettura dell’intero Complesso di Santa Maria del Popolo degli incurabili come un’infrastruttura abitata per la cura urbana, in grado prima di tutto di innescare una riqualificazione urbana, con interventi di infrastrutturazione dei bordi responsabili della definizione di nuove possibili relazioni con il contesto.
Dalle piante e dalle sezioni, risulta chiara la potenzialità di questo luogo, che diviene un luogo “cerniera”, un attraversamento urbano tra gli strati della città, in grado di accogliere funzioni differenti intrecciandole a diversi livelli.
Il progetto traccia infatti alcune ‘rotte’ principali di orientamento all’interno dell’edificio legate a tre flussi, connessi al carattere fortemente innovativo della distribuzione funzionale proposta: il flusso ospedaliero, il flusso museale e il flusso pubblico.
Il potenziamento dell’accessibilità pubblica si sviluppa in primo luogo a partire dall’individuazione di un sistema strategico di nuovi ingressi che integra quello preesistente. I due nuovi nodi principali di ingresso, quello a nord in corrispondenza del diruto su via M.L. Longo e quello a sud, da via Armanni, si caratterizzano proprio come luoghi di sintesi dei diversi percorsi che si articolano al loro interno, in relazione alle differenti quote e ai diversi spazi che il progetto si propone di collegare.
La strategia comprende anche la riqualificazione degli spazi aperti interni al complesso monumentale, ovvero il cortile monumentale, l’orto medico, il chiostro di S. M. delle Grazie e lo spazio aperto in via Armanni nei pressi dell’ex Istituto di Anatomia patologica
Inoltre, il progetto prevede di valorizzare le evidenze archeologiche documentate e attualmente presenti in via Armanni, quali il muro con strati romani e i resti cinquecenteschi, attraverso il ridisegno di un giardino archeologico, definito da una trama di percorsi, di vegetazione e di aree parcheggio, concepita in stretta relazione con l’importante asse viario.
Il progetto si inserisce in una dinamica di riqualificazione urbana di più ampio respiro che trova negli ingressi a nord e a sud i due punti di innesco di un meccanismo di propagazione diffusa dei criteri di cura urbana alla base della visione complessiva proposta. In particolare, il progetto si concentra sulla riqualificazione del bordo nord-ovest, ridefinito come nuovo parco archeologico urbano delle mura e del bordo sud-est, che diviene la principale spina di collegamento tra il complesso e l’area dei teatri del centro antico. I confini del complesso, che attualmente si presentano come recinti chiusi in sé stessi, divengono bordi aperti, trasformandosi in vere e proprie infrastrutture multilivello che consentono molteplici riconnessioni attraverso nuovi passaggi/paesaggi urbani.